ostra liriche ed aforismi
ostra liriche ed aforismi
Primo Levi (Torino, 31 luglio 1919 - 11 aprile 1987) scrittore
"Dissonanza d'arte contemporanea"
rimpingua con supplizi alle tele
il ventre di maiolica del verro
quanto
l’esteta mirabile della parola
flagella con i versi
il maiale smilzo di coccio.
TAG
autori marche,
liriche,
maiolica,
ostra,
poesia contemporanea,
poetry,
soffi
"Caccia grossa"
osando scavalcare le tenebre
soccombe ai bagliori dell’aurora
ed il balenìo del nuovo giorno
urta fievole
l’invidia dell’insonne.
Stolto
sbuffando sui rimorsi
il poeta
s’improvvisa pescatore a stràscico di dilemmi
ardimentoso trapassare carta in punta di sfera
fiòcina ostinata
piantata nei lamenti
di balene in agonìa.
ostra liriche ed aforismi
"Privilegio senile"
sigillando le membra
è scoria insigne di senno
che vezzeggiando lo spirito
si corica mite ed indulgente
nella quietezza appagante
sul ciglio
TAG
cuore,
liriche,
ostra,
poesia contemporanea,
poetry
"Time out"
divarico e frantumo le strozzature
delle mie clessidre segna-tempo,
e tu
stillicidio di sussulti
stemperàti nei grani di sabbia
attratti
nella cadenza della gravità dei miei cedimenti
ti depositi ignàra
e lì
spietata
affoghi i miei ricordi.
"Fiume dei miei avi"
Vecchio fiume dei miei avi
ti pesava già il tempo nella mia infanzia
ma nei miei occhi di fanciullo
ti riflettevi imponente con l’inganno del falso vigore
dopo le turbolenze settembrine di mezza sera.
Vecchio fiume dei miei avi
compare eccelso di giochi
soffocato nella dimora dei ricordi
che riaffiori maliardo nello sguardo veloce
rubato sopra il ponte della gèrla,
ti mancano le mie pietre sudate
ed i sassi gettati ad affogare sul fondo
struggente l’assenza del tranquillo vociare
di chi ti abitava nell’èra di lenzuola rattoppate.
Rasentando la roccaforte del sambùco
profanando il bivacco prediletto del rospo smeraldino
imbocco il tuo sentiero,
avvilente simulacro di linfa,
esausta corte di candore.
Frugo nella sfera delle sensazioni,
la tua sorte è anche la mia,
poche piène
grandi vuoti.
"Mi è melodìa"
Mi è melodia
il sadico defraudare pennuti e fanti
del loro làuto piumaggio
per i miei arnesi da cantore,
piroettare aggraziato
in punta di lapis come frombole di giullare,
compasso sterile
su distese pergamenate.
Elèvo la mia ode
menestrello senza corte
come canto ràuco di gallo
fanfara sfiatata di flicorni
fallàce impettirsi d’inni
ruota floscia di tacchino
sberleffo di pavone.